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Reverse engineering: da reale a digitale 

Cosa vuol dire reverse engineering?

Secondo Roberto Saponelli, ospite della settima puntata del podcast Fabbrichiamo il Futuro e responsabile del reparto digitale per il prodotto di Protesa (Gruppo Sacmi) per capirlo dobbiamo prima fare chiarezza sul digitale, un concetto diffuso ma spesso frainteso.

Digitale significa poter utilizzare gli strumenti legati alla computer grafica per sviluppare qualsiasi tipo di prodotto, dall’oggetto in plastica, a un’ automobile, una macchina automatica o un pezzo mancante in un museo. Le tecniche digitali sono trasversali e possono aiutarci a entrare e uscire dal mondo reale al mondo virtuale.

Per lavorare con la computer grafica un tecnico ha bisogno di un file tridimensionale, spesso accade però che questo file non esista – come può succede per le opere d’arte – ed emerga quindi la necessità di digitalizzarlo, procedendo con quello che viene definito reverse engineering, ingegnerizzazione alla rovescia.

Come?

Una volta individuato un oggetto reale, viene fotografato in 3D tramite specifiche tecniche digitali e trasformato in un oggetto digitale.

Il reverse engineering può essere applicato a tutti i prodotti? 

Con il progresso tecnologico le tecniche di reverse engineering hanno raggiunto una flessibilità enorme. Negli anni ’80-’90 queste attività erano già testate e sviluppate nei mondi dell’ aerospace e del militare e quindi considerate appartenenti all’ élite.

Oggi invece, anche le industrie manifatturiere – che hanno budget molto più limitati – possono permetterselo. Non solo, l’innovazione ci sta teletrasportando in avanti di secoli: grazie a questi strumenti possiamo infatti immergerci e passeggiare all’interno di una scena virtuale, dentro a un environment digitalizzato.

Queste tecnologie possono essere dotate anche di sensori tattili che – nell’ambito Aerospace – si utilizzavano per addestrare gli astronauti oltre vent’anni fa e adesso sono alla portata di tutti, privati e aziende.

In questo poi, il territorio bolognese è un vero e proprio fiore all’occhiello: il distretto industriale del capoluogo emiliano è infatti immerso in una delle zone più strategiche non solo d’Europa ma del mondo intero.

Ne parliamo insieme a Roberto Saponelli nella nuova puntata del podcast Fabbrichiamo il Futuro.