In un mondo sempre più orientato all’automazione e all’intelligenza artificiale, ci si chiede quale sarà il lavoro del futuro.
La pandemia ha infatti profondamente cambiato lo scenario lavorativo attuale: prevederne la direzione è quindi sempre più importante.
C’è chi ha perso il lavoro o ha esigenze diverse, o chi decide di licenziarsi per intraprendere un nuovo percorso. La concezione stessa del luogo di lavoro è cambiata completamente, soprattutto dopo l’introduzione dello smartworking e dei concetti di “nomadismo digitale” e “dropshipping”.
La confusione è tanta.
Le aziende faticano a comprendere quale strada intraprendere mentre i lavoratori si confrontano giornalmente con prospettive sempre diverse.
Cosa sta succedendo al mercato del lavoro?
Le statistiche del World Economic Forum parlano chiaro: il lavoro del futuro rimane sbilanciato verso la tecnologia e l’automazione.
Contrariamente al pensiero comune che vede le macchine come nemico giurato del lavoro manuale dell’uomo, la digitalizzazione delle imprese sta aprendo – e aprirà – moltissime posizioni lavorative attualmente inesistenti.
Le mansioni svolte dalle macchine responsabili del licenziamento di molti lavoratori, nel lungo termine produrranno infatti un’ingente offerta di lavoro.
Si prevede un aumento considerevole delle carriere da remoto così come un ampliamento dei corsi di formazione, indispensabili per riqualificare periodicamente la propria figura professionale.
Il lavoro del futuro si svilupperà quindi di pari passo con l’accrescimento culturale e personale dei lavoratori. Le soft skills e le competenze trasversali sono – e saranno – sempre più importanti, tanto quanto quelle tecniche.
A questo proposito il Cognizant Technology Solutions – società di consulenza aziendale e tecnologica americana – ha ipotizzato la nascita di circa 21 nuove professioni, da qui al 2030. Molte paiono totalmente nuove, altre invece sono semplicemente un’evoluzione di quelle già esistenti.
Il lavoro del futuro sarà sempre più green
Negli ultimi anni le aziende si sono sensibilizzate sempre di più al tema della sostenibilità.
Dal 2015 – con il piano Agenda 2030 per lo Sviluppo Sostenibile realizzato dall’Onu – le imprese più all’avanguardia hanno infatti scelto di investire gran parte delle loro risorse in un capitale umano preparato all’approccio eco-friendly.
A questo proposito Unioncamere prevede – entro il 2025 – un aumento considerevole delle assunzioni di personale altamente competente nel green.
Le nuove figure dovranno quindi padroneggiare i principi della Green Economy: dal risparmio energetico alla sostenibilità della produzione.
Il lavoro del futuro sarà quindi principalmente orientato su figure ibride: l’esperto di energia sostenibile, il marketer ambientale, il giurista del paesaggio o lo specialista in contabilità verde.
Questo cambio di rotta ingloberà le professioni già esistenti, coinvolgendo tutti i settori.