Nella giornata di martedì 11 giugno, nell’Auditorium Roberto Curti del Museo del Patrimonio industriale di Bologna, il professor Giorgio Casoni ha tenuto un approfondito seminario sull’applicazione dell’intelligenza umana e artificiale in vari settori di ricerca e industriali.
Giorgio Casoni è professore, co-fondatore di Neocogita e ha lavorato come consulente per enti nazionali e internazionali, concentrandosi su start-up tecnologiche, gestione dell’innovazione e neuroscienze applicate al benessere personale e organizzativo.
Durante il suo intervento, Casoni ha quindi cercato di rispondere ai quesiti più diffusi in merito all’intelligenza artificiale, presentando evidenze, studi e pronostici.
Ne parliamo in questo articolo.
Il rapporto uomo-macchina nella quarta Rivoluzione Industriale
“Per quello che sto vedendo ora con i nuovi modelli, questa potrebbe essere quella cosa che passa gli esami di ingresso di uno studente di dottorato” ha recentemente affermato Kevin Scott – CTO di Microsoft – riferendosi agli ultimissimi aggiornamenti dell’intelligenza artificiale.
Viviamo in un’epoca di cambiamenti esponenziali, dove la quarta rivoluzione industriale sta trasformando profondamente il nostro modo di lavorare e vivere. Come sostiene lo stesso Kevin Scott infatti, i nuovi modelli di AI hanno potenzialità apparentemente illimitate, in grado addirittura di trasformare l’educazione e la ricerca.
Per approfondire questo concetto, il professor Casoni ha raccontato le caratteristiche principali dell’innovazione 4.0, evidenziando capacità e criticità di una tecnologia potenzialmente inclusiva, limitata in realtà a pochi soggetti coinvolti.
L’intelligenza artificiale è infatti una tecnologia ad ampio spettro che trova applicazione in molti contesti industriali. Il suo implemento produce il cosiddetto “effetto di canalizzazione” ovvero stimola ulteriori innovazioni, sostenendone evoluzione e miglioramento. Tuttavia, sebbene possa sembrare un’innovazione alla portata di tutti è in realtà contraddistinta da una forte disparità tecnologica: la concentrazione di risorse è infatti in mano a pochi player globali. Una dinamica che trasla l’AI su un piano erroneamente poco considerato, quello della geopolitica.
In questo scenario, il rapporto tra intelligenza umana e artificiale sta ridefinendo i modelli di business nell’economia programmabile, aprendo sì nuove opportunità, ma anche creando nuove sfide.
La collaborazione uomo-macchina diventa quindi cruciale, specialmente con l’avvento di nuove tecnologie in grado di rivoluzionare la simulazione e i gemelli digitali, permettendo di eseguire esperimenti virtuali con un livello di affidabilità molto elevato.
Durante il seminario, il professor Casoni si è soffermato molto su questo aspetto, enfatizzando l’importanza di gestire correttamente tali processi.
Intelligenza umana e artificiale: il corpo è un algoritmo dotato di soft skills
“Le competenze stanno cambiando: abbiamo bisogno di soft skills. Il nostro cervello è plastico, si modifica in base alle condizioni dell’ambiente, non siamo predestinati a invecchiare, dipende da quello che facciamo” ha affermato il professor Casoni durante il suo intervento, riassumendo perfettamente uno dei punti centrali del seminario: l’interazione tra uomo e macchina.
Le competenze umane richieste dal mondo del lavoro stanno infatti cambiando molto rapidamente per adattarsi alle tecnologie emergenti. In questo contesto, le soft skills stanno diventando sempre più cruciali: abilità come comunicazione, problem solving e empatia facilitano infatti l’adattamento ai cambiamenti, consentendo di affrontare sfide in modo resiliente e migliorando la produttività.
Un insieme di tematiche che rientrano sotto il grande cappello del Tecnoumanesimo, dove il corpo può essere visto come un algoritmo funzionante in grado di navigare meglio nel mondo ipertecnologizzato in cui viviamo.
Le sfide sono numerose ma con la giusta preparazione e consapevolezza, possiamo trasformarle in opportunità di crescita e sviluppo.