Nel cuore dell’Emilia-Romagna, lungo quella storica arteria che è la Via Emilia, batte uno dei motori economici più potenti d’Europa. È qui che prende forma un ecosistema unico, fatto di imprese, competenze, reti e innovazione continua: un sistema in cui i distretti industriali rappresentano molto più che un’eredità del passato. Sono, al contrario, il segreto della resilienza e del successo internazionale della regione.
Martedì 9 aprile 2025, questo modello economico è stato discusso e analizzato nel corso di un incontro di grande rilevanza, ospitato nell’affascinante cornice del Museo del Patrimonio Industriale di Bologna. Promosso dall’Associazione Amici del Museo, l’incontro ha visto protagonista il professor Franco Mosconi, docente dell’Università di Parma e tra i massimi esperti italiani di economia industriale.
Il tema? Un viaggio attraverso la manifattura emiliana e i suoi distretti industriali, con l’obiettivo di capire come questa regione sia riuscita, nel tempo, a trasformarsi in un autentico laboratorio di innovazione, pur restando fedele alla sua anima produttiva. L’Emilia-Romagna non è soltanto una delle locomotive economiche d’Italia: è un modello di sviluppo territoriale in cui industria, ricerca e capitale umano si intrecciano ogni giorno per affrontare le sfide globali.

Distretti industriali: una tradizione che si rinnova
Il professor Mosconi ha offerto una panoramica storica e attuale dei distretti industriali, partendo dai modelli dei cluster di Porter degli anni ’90, fino ad arrivare alla mappa aggiornata al 2024. La regione Emilia-Romagna conta oggi 20 distretti industriali e 3 poli tecnologici, con l’export come indicatore chiave di performance: 22,1 miliardi di euro nel 2023, pari a più di un quarto dell’export regionale totale.
Tra i distretti più rilevanti spiccano la meccatronica di Reggio Emilia (4,9 miliardi), le piastrelle di Sassuolo (3,9 miliardi), le macchine per imballaggio di Bologna (3,1 miliardi) e il settore alimentare e delle macchine food-tech di Parma. Un sistema produttivo articolato, fortemente specializzato e con una chiara vocazione all’export, soprattutto verso gli Stati Uniti.
Innovazione, capitale umano e ricerca: i pilastri dell’ecosistema emiliano-romagnolo
Non è solo la capacità produttiva a fare la differenza. Mosconi ha posto grande enfasi sull’importanza dell’investimento in conoscenza, ricerca e capitale umano.
L’Emilia-Romagna si distingue per una forte propensione alla brevettazione (con Bologna in testa a 373), per la rete di laboratori universitari, incubatori d’impresa e academy aziendali, e per una governance industriale che coinvolge attivamente la Regione.
Il professor Mosconi ha evidenziato come il futuro passi attraverso la transizione da distretti industriali a veri e propri ecosistemi dell’innovazione, capaci di integrare università, imprese, istituzioni e capitale umano in una rete sinergica e dinamica.
Oltre i distretti: investire in conoscenza per costruire il futuro
Nelle osservazioni conclusive, il professor Mosconi ha lanciato un messaggio chiaro: per rafforzare il ruolo dei distretti industriali nell’era della competizione globale servono investimenti in R&S, istruzione e tecnologie abilitanti, a partire dall’intelligenza artificiale.
Le regioni non possono più pensarsi solo come contenitori di distretti, ma devono evolvere in attori centrali della nuova politica industriale europea.
L’esperienza della Motor Valley, da Varano de’ Melegari a Misano, dimostra come sia possibile costruire reti integrate di innovazione, senza la pretesa di “avere tutto dappertutto”, ma valorizzando le eccellenze locali.