Davanti alla storia di una donna in carriera ne festeggiamo i traguardi e non ci sorprende il suo naturale desiderio di affermazione.
Ciononostante, una delle prime e inconsce osservazioni che si fanno rimane “Che donna in gamba”.
Come se incontrare donne in carriera fosse ancora l’eccezione e non la regola.
La storia di Bettisia Gozzadini ne è l’esempio lampante.
Un gender gap che dura da secoli
L’abbiamo detto più volte: i settori di genere non dovrebbero esistere!
Se ad oggi le donne sono riuscite a scrollarsi di dosso la rigidità di questi ruoli stagni è infatti grazie alla forza di alcune di loro.
Una di queste è Bettisia Gozzadini, prima donna al mondo titolare di un insegnamento universitario.
Nata nel 1209 in una famiglia benestante di Bologna è venuta alla luce come tutti: con la propria ragion d’essere, le proprie doti, la propria femminilità e la propria genialità.
Una bimba come tante, cresciuta in una società che non aveva aspettative nei suoi confronti se non quelle di vederla diventare moglie e madre.
Bettisia Gozzadini: una voce fuori dal coro
La fortuna di Bettisia Gozzadini è stata quella di essere totalmente appoggiata dalla propria famiglia, un nucleo sicuramente di visioni moderne per l’epoca in questione.
Ebbe infatti la possibilità di studiare da privata, finché talento, impegno e intelligenza la portarono a laurearsi in giurisprudenza il 3 giugno 1236. Subito dopo arrivò la cattedra di diritto che occupò fino alla morte accidentale nel 1261.
Tra i suoi tanti incarichi ricordiamo quelli pubblici di rilievo, come le orazioni funebri in memoria del vescovo di Bologna Enrico Fratta e di Papa Innocenzo IV.
Bettisia Gozzadini era sicuramente una personalità inebriante: si dice infatti che durante le sue lezioni, le aule si riempissero a tal punto da costringerla a insegnare in piazza.
Bettisia ci ricorda che è un elenco infinito quello delle donne che nel corso della storia avrebbero potuto realizzarsi e contribuire al novero degli eventi rivoluzionari dell’umanità ma non sono state sostenute.
Rendiamo ordinarie queste cronache di straordinaria ambizione.